Storia di Tempo Medico

Le origini e la figura di Niccolò Visconti

Carla Fracci ventiduenne che posa in una serie di foto "calisteniche"; Sabin che spiega il suo nuovo vaccino antipolio; una scherzosa trattazione della hoola-hoopatia, patologia lombare dovuta al vorticoso ruotare; la storia del fisiologo dello spazio Rodolfo Margaria; una campagna contro le diete fai da te; ma anche un articolo di filosofia della scienza sulla natura della materia; una recensione del film "Il caso del dottor Laurent"; una guida alla nuova compilazione dei redditi; un articolo sulle auto usate ("quelle del medico valgono di più") e sulle vacanze alle Canarie (due settimane a 200 mila lire).
        È il primo numero di Tempo Medico, anno 1959, il primo bimestrale inviato a tutti i medici (allora erano 60.000) dalla casa farmaceutica Pierrel, un'invenzione dell'amministratore delegato dell'azienda Niccolò Visconti di Modrone, che per primo rompe la tradizione delle riviste per medici pagati dalle aziende: o semplici fogli promozionali dei loro prodotti, o riviste che per non correre il rischio dell'autopromozione parlano d'altro, arte e antiquariato soprattutto. Tempo Medico parla di medicina ma non solo. Soprattutto, come scrive Visconti nella lettera di presentazione ai lettori pubblicata sul primo numero nel marzo 1959: "È una rivista di attualità per il medico italiano... in uno stile rapido e scarno. Una rivista da leggere per chi non ha tempo di leggere. Un'informazione precisa per chi proprio per la sua privilegiata condizione di cittadino colto, è in grado di apprezzare nel suo giusto valore la funzione della cronaca". Per poi concludere, in un non banale P.S.: "Diciamo fin d'ora che il punto di vista della Pierrel come casa farmaceutica non sarà da cercare fra le righe di Tempo Medico. La propaganda che la Pierrel dirigerà ai medici per i suoi prodotti sarà nelle pagine pubblicitarie visibilmente distinte dal testo redazionale". E così è stato sempre, fino alla chiusura della rivista nel 2008.
        Già dal numero 0 si può apprezzare l'originalità della rivista sotto molti profili. Intanto il formato e il disegno di copertina, sempre dedicato a un personaggio della medicina. Tempo Medico è la prima rivista italiana che adotta il formato e in parte anche la formula giornalistica del Time statunitense. Panorama adotterà lo stesso formato solo nel 1962. Il progetto grafico è di Giuseppe Trevisani, straordinario grafico e giornalista cui si deve anche la grafica della Notte e del Giorno, e che affiancò nella redazione Visconti dal primo numero. Da qui discende anche lo stile e il linguaggio non gergale e giornalistico della rivista, che faticò a essere accettato dai collaboratori medici ma che alla fine venne riconosciuto come una delle pietre miliari della divulgazione scientifica in Italia. Il disegno di copertina è dal primo numero fino al numero 182 (1980) a firma dell'allora giovane Guido Crepax.
        Tornando al fondatore, Niccolò Visconti, vale la pena notare che non si trattava solo di un industriale, ma anche di un valente scienziato, poi votatosi al giornalismo. Come ricorda in un'intervista al terzo direttore di Tempo Medico Carlo Felice Venegoni (che la diresse dal 1969 al 1988), "Visconti era consapevole che il Nobel non l'avrebbe mai preso perché, come mi diceva celiando, la concorrenza era tale che c'era sempre qualcun altro che arrivava prima di lui nelle scoperte... Avendo desiderio di primeggiare capì che poteva fare qualcosa di veramente importante nell'industria italiana. Così acquisì la Pierrel, di cui divenne amministratore delegato e in breve tempo lanciò l'azienda ai vertici della ricerca sugli antibiotici. Erano infatti gli anni in cui, grazie agli studi di Lederberg, era emerso il problema della resistenza batterica. E capì che il successo dell'impresa era legato alla crescita culturale e scientifica sia dei medici sia degli informatori. Per i primi ideò Tempo Medico, per i secondi imponeva un corso rigoroso prima".

Eleganza, sinteticità, indipendenza

Visconti si seppe circondare di consulenti e collaboratori di grande valore: dal genetista Ruggero Ceppellini (grazie al quale Tempo Medico fu la prima rivista italiana a trattare il tema delle patologie cromosomiche), i medici Sergio Mosna (che fu il secondo direttore), Claudio Rugarli, Massimo Obbiassi, il medico e commediografo Sandro Bajini, per non parlare di Morando Morandini, che firmava le recensioni di cinema, i giornalisti Giuliano Ferrieri e Giovanni Maria Pace. Scorrendo la rivista dai primi numeri si nota inoltre una attenta gradualità nel trasferimento delle notizie scientifiche, che potevano prendere la forma telegrafica del "Dizionario di attualità" e poi a salire, le brevi, gli articoli di fondo, gli editoriali, i fotoservizi (come la fotocronaca di un parto cesareo sul numero 6), le storie di copertina, di grande richiamo perché le persone attraggono sempre di più dei temi astratti. Dopo iniziali resistenze, erano pochi i "baroni" che si sottraevano all'idea di essere copertinati da Tempo Medico.
        Un'altra caratteristica che distingue da subito Tempo Medico, è che la redazione ha sempre rifuggito i congressi per rendere conto delle novità partendo dalla letteratura scientifica. Da subito lo spoglio critico delle riviste straniere, soprattutto anglossassoni, è stato fondamentale. Erano pochi i medici che leggevano l'inglese, e soprattutto che avevano il tempo di leggersi gli articoli originali. "Ho saputo che anche cattedratici di medicina andavano a leggersi un articolo originale che avevano considerato interessante solo dopo aver letto il resoconto e soprattutto il titolo di Tempo Medico<" continuava Venegoni.
        Anche i titoli ("Infermieri sciatori per sciatori infermi", "Che razza di idea è l'idea di razza") hanno fatto scuola, al punto da essere oggetto di un saggio da parte di Guido Ceronetti. Erano sintetici, originali, spiazzanti, un poco ludici, e che adesso non avrebbero più bene per le regole di Google ma che allora divertivano i lettori.
        Eleganza, sinteticità, indipendenza. L'indipendenza, in particolare, era stata talmente radicata nell'imprinting della rivista, da mantenersi immutata sino alla fine, pur attraverso diversi passaggi di proprietà (dalla Pierrel alla piccola casa editrice milanese Editiemme nel 1976, alla francese Masson nel 1985, e infine alla olandese Elsevier, che lo chiude bruscamente nel 2008): nessun nuovo editore si è mai azzardato a voler cambiare la linea del giornale, la composizione della redazione o i direttori responsabili, che si sono succeduti sempre per selezione interna.
        A fare Tempo Medico si veniva chiamati su base meritocratica, e questo portava in redazione un flusso continuo di nuove idee e punti di vista diversi, che si fondevano grazie alla condivisione di un metodo che si potrebbe definire "lo stile della ragione" (divenuto poi il motto di Zadig, l'agenzia editoriale fondata nel 1993 da cinque giornalisti della redazione). Tutti i medici italiani conoscevano la rivista, le copertine di Crepax e i casi clinici a fumetti, ma pur essendo i destinatari principali non erano i soli.
        Ricorda il quarto direttore di Tempo Medico, il medico Roberto Satolli (1988-1995): "Io avevo cominciato a leggerla da ragazzo, ben prima di iscrivermi a Medicina, perché ero non solo curioso di argomenti scientifici, ma soprattutto attratto da un modo di ragionare che non trovavo in altre pubblicazioni. Non mi sarei immaginato allora che mi sarebbe capitato, dopo la laurea, di essere chiamato a scrivere per Tempo Medico, e più avanti di decidere di lasciare l'attività clinica in ospedale per fare del giornalismo l'unica professione. E men che meno che ne sarei diventato direttore responsabile, trovandomi per di più a gestire alla fine degli anni Ottanta la fase più critica di trasformazione da mensile a settimanale, per inseguire una concorrenza che puntava addirittura sulla periodicità quotidiana".

L'approccio al WEB

Il quinto direttore di Tempo Medico (Pietro Dri, 1995-2004), seguito dal sesto e ultimo direttore (Luca Carra, 2004-2009), timona la rivista nella sua veste di settimanale tabloid immersa nell'attualità. Nella redazione, il medico infettivologo Dri si era fatto le ossa con la stesura di uno dei capisaldi di Tempo Medico, la Clinicommedia. Sotto la sua direzione la rivista approda al WEB, con uno dei primi siti Internet di una rivista in Italia e con la pionieristica novità dei corsi di formazione a distanza per i medici, che ha preceduto di qualche anno il loro riconoscimento da parte del Ministero della salute.

 


vedi anche TEMPO MEDICO – Le copertine